Newsletter novembre 2025

Editoriale

La Spagna nel 2021 era uno dei Paesi con la più alta precarietà. Dopo la riforma del 2021 la situazione è stata capovolta, basti pensare che il 40% dei nuovi contratti a tempo indeterminato dell’intera UE è stato sottoscritto in questo Paese.

Il tutto è stato accompagnato da un incremento dei salari minimi del 61% tra il 2019 e il 2024 che ha compensato la forte svalutazione salariale imposta dalle politiche precedenti.

Queste le considerazioni del giuslavorista Antonio Baylos, professore emerito presso l’Università Castilla La Mancha, che evidenzia anche come l’aumento del salario minimo non ha danneggiato il quadro economico, anzi ha stimolato la ripresa economica e ha dato impulso alla negoziazione salariale nei contratti collettivi. La direttiva europea sui salari minimi è stata accolta come una conferma di questa tendenza, che d'altra parte ha fatto aumentare il tasso di copertura della contrattazione collettiva.

La riforma si è incentrata sulla stabilità dei rapporti con prevalenza dei contratti a tempo indeterminato; lo sviluppo dei diritti del lavoro e sociali, una maggiore attenzione alla transizione energetica e la correzione, per via fiscale, di alcuni squilibri eccessivi causati da situazioni eclatanti di enorme disuguaglianza sociale con politiche pubbliche di stimolo e sviluppo dell’economia produttiva.

Nulla di tutto questo, purtroppo, possiamo registrare in Italia, dove misure quali la direttiva europea sui salari minimi sembrerebbe non avere alcun impatto sul mercato e dove la contrattazione collettiva, in sede di rinnovo della parte economica, non riesce a “spuntare” se non incrementi minimi, con conseguenze in termini di crescita del Paese che sono oggi sugli occhi di tutti.

Né sotto il profilo normativo si registrano iniziative atte a sbloccare il mercato, basti guardare la carenza di novità significative nella legge di bilancio e in più l’incertezza in termini di interpretazione normativa, su temi che interessano la quotidiana gestione delle aziende. Per limitarci alle ultimissime, si riferisce dell’interpretazione in materia di dimissioni di fatto che, nel giro di pochi mesi, fra interventi giurisprudenziali ed interpretazioni Ministeriali, sta mettendo in dubbio anche quello che è un disposto lineare e chiaro della norma di legge.

Quest’ultimo argomento - e tanti altri - saranno approfondito nella nostra newsletter con una attenta analisi anche dei profili giurisprudenziali.

Non mancheranno i consueti scadenzari e tutte le novità normative del mese.

Buona lettura,

Marcella de Trizio